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Giacomo Leopardi nasce a Recanati nel 1798 in un ambiente familiare rigido e austero. Il padre, il conte Monaldo , è il suo primo educatore a cui si affiancano diversi precettori ecclesiastici. Fin da piccolo si appassiona agli studi imparando da solo diverse lingue. Seguono anni che egli stesso definirà “di studio matto e disperatissimo”. Nel 1816 avviene la «conversione letteraria» e si dedica alla poesia, ma è anche colpito da una grave malattia che indebolirà per sempre il suo fisico. Il suo borgo natale e la sua casa paterna cominciano a diventare per il giovane Leopardi una prigione. Nel 1819, dopo un serio problema alla vista, progetta una fuga a Milano, ma viene scoperto dal padre. A questo periodo risalgono “L’infinito” e “Alla luna”. Nel 1822 gli viene concesso di recarsi a Roma, ma ritornerà a Recanati amaramente deluso da questa esperienza. Negli anni successivi soggiorna per alcuni periodi a Milano, Bologna, Firenze e Pisa dove, tra le altre cose, lavora alla redazione di alcune pubblicazioni per l’editore Stella di Milano. Fa rientro a Recanati dove compone alcune tra le sue liriche più importanti: "Il sabato del villaggio", "La quiete dopo la tempesta", "Le ricordanze", "Il canto notturno di un pastore errante dell'Asia". Successivamente si lega all'esule napoletano Antonio Ranieri, seguendolo prima a Roma e poi a Napoli dove muore nel 1837.
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